Gli sportivi d’elite lo sanno da tempo: oltre alla forma fisica, anche la forza mentale è un fattore decisivo nel raggiungimento dei propri obiettivi. E non solo in ambito sportivo. Ma che cos’è esattamente l’allenamento cerebrale?
Etimologicamente, il termine mentale deriva dal latino «mens» ossia spirito, mente. Allenare la mente significa formarla e sfruttarne al meglio le potenzialità. Del fitness mentale possono beneficiare tutti, a prescindere dalle premesse e dagli obiettivi perseguiti. Partendo dal presupposto che il cervello non distingue chiaramente le situazioni reali da quelle irreali, il training mentale sfrutta la forza del pensiero. Potete testare con facilità l’efficacia del metodo pensando a un momento felice. Sul vostro viso appare automaticamente un sorriso, perché l’immagine interiore dell’individuo influenza quella esteriore. Con il training mentale, approfittate di questo principio, che poggia su due ruoli fondamentali: quello di osservatori, in cui ci si guarda dall’esterno, come in un film, e quello di partecipanti, che prendono parte attiva e possono influenzare la situazione. Esaminate la situazione da affrontare all’interno dei pensieri e immaginate in che modo vorreste (re)agire. Nel farlo constaterete quali sono le strategie più efficaci. Immaginate come desiderate pensare, sentirvi e comportarvi nell’ambito di determinate costellazioni. Come nell’allenamento fisico, anche in quello mentale i risultati non si ottengono dall’oggi al domani. Solo con la pratica regolare le immagini mentali si fissano nel subconscio e possono sviluppare la loro efficacia anche nella vita reale.
“Il nostro interno influenza anche il nostro esterno.”
L’allenamento della mente viene proposto in diverse forme. Tra cui:
Tutti i metodi generano un effetto solo se esercitati seriamente e con costanza. Ai principianti si consiglia di affidarsi alla guida di un coach/trainer/insegnante competente, per evitare di fare errori e ancorare nella mente immagini sbagliate. Quello di mental coach non è un titolo protetto. Scegliete uno specialista che abbia una formazione seria.
Autore: Astrid Widmer
Monica lavora come infermiera diplomata in ospedale. Ogni volta che si cercano volontari per il turno domenicale, Monica dà la sua disponibilità controvoglia. «E mi arrabbio di continuo. Vorrei trascorrere il weekend con la mia famiglia e nel contempo non scontrarmi con nessuno», spiega la nostra infermiera ligia al dovere. La conseguenza: Monica è di cattivo umore e arrabbiata con colleghi, superiori e soprattutto con sé stessa. Molte persone si vedono confrontate con questo dualismo giorno dopo giorno. «Nell’ambito del mio coaching ho riprodotto la situazione con la mia trainer ed ero sorpresa. Il ‘no’ è uscito dalle mie labbra naturalmente, amichevolmente e con la giusta determinazione», racconta Monica. La possibilità di vivere la situazione nei diversi ruoli, ossia come Monica, responsabile di reparto, collega e osservatrice, le ha aperto nuovi punti di vista. «Come responsabile di reparto, non mi era per nulla chiaro che Monica non volesse prestare servizio. E come collega credevo che la remunerazione più alta per il turno domenicale facesse gola a Monica», dichiara Monica e ride di sé stessa. Oggi formula le sue esigenze in modo molto più chiaro. Certo, qualche volta si mangia le mani e accetta di lavorare di domenica. Come tutti gli altri, del resto. Ma quando le capita qualcosa di spiacevole, Monica ora lo dice e riproduce le diverse possibilità nella sua mente. «Dopodiché scelgo la soluzione che d’istinto mi lascia la sensazione migliore e la metto in atto», afferma. È opportuno anche tener presente potenziali ostacoli e prepararsi ad affrontarli.